statistica su timori e potenzialità della blockchain nelle assicurazioni e nelle agenzie di sottoscrizione

Quando si parla di blockchain ci si può imbattere in diverse reazioni, alcune anche molto contrastanti tra di loro.

I sostenitori vedono nella blockchain la grande rivoluzione informatica su cui si baserà il futuro del business e del mondo dei servizi.

Un modo sicuro ed efficiente per eseguire le transazioni che porterà a un nuovo concetto di fiducia.

Eppure molti mostrano molta diffidenza verso questa tecnologia.

 

Differenza tra criptovaluta e blockchain
 

Una delle ragioni è da ricercare nell’errore, comune, di associare la blockchain alle criptovalute che, in realtà, non sono altro che uno dei numerosi campi di applicazione della prima.

Il Bitcoin, ad esempio, è una forma di moneta digitale utilizzata come mezzo di scambio all’interno di un network di utenti, mentre la blockchain, semplificando, è un database che tiene traccia di queste transazioni.

La blockchain infatti consiste in un registro condiviso e decentralizzato che annota le transazioni in maniera efficiente, permanente e verificabile.

Si parla di registro decentralizzato in quanto in realtà si tratta di più registri organizzati in una catena di blocchi collegati tra loro.

Ogni blocco contiene una lista di transazioni recenti e tutte le informazioni, contenute in esso, sono pubbliche, consultabili e non modificabili.

Questo tipo di struttura rende impossibile qualunque tentativo di falsificare, alterare o cancellare i dati una volta immessi nei blocchi.

A questo punto è facile comprendere perché la blockchain si pone come uno strumento dal grande potenziale per i settori bancario, finanziario e assicurativo.

 

Qual è la conoscenza della blockchain degli utenti e degli operatori del mercato?
 

Gli utenti
 

Da un’analisi condotta dall’Istituto italiano Reputation Manager è emerso un atteggiamento positivo nei confronti delle nuove tecnologie ma anche una certa resistenza. Il rilevamento delle opinioni degli utenti, generate tra il 2010 e il 2019 nei diversi canali digitali come post, articoli e commenti, ha evidenziato che l’86% dei consumatori crede nelle possibilità di business offerte dalle tecnologie di transazione. Il restante 14%, invece, teme i pericoli che si potrebbero nascondere dietro la loro applicazione.
 

Cosa non convince gli utenti

 

Tra i principali temi intorno cui ruota il dibattito sulla blockchain troviamo:

  1. La sicurezza.

Se molti utenti sembrano riporre una certa fiducia verso la “catena a blocchi” aperta a tutti, e impossibile da alterare, altri mostrano preoccupazione verso un sistema automatizzato in cui il controllo umano è assente.

  1. L’indipendenza.

Molti utenti trovano rischioso la mancanza di un controllo centralizzato in quanto il sistema della blockchain non consente l’intervento di terzi, come i governi o le istituzioni. Questa indipendenza, tuttavia, viene vista, da altri, come uno strumento per velocizzare e semplificare i processi che potrebbe apportare grandi benefici al mondo dei servizi.

  1. La bolla speculativa

Per quanto riguarda questo terzo punto, le opinioni si dividono tra chi evidenzia le possibilità di guadagno grazie alla semplificazione e velocizzazione dei servizi e chi teme lo scoppio di una bolla speculativa.
 

L’analisi conferma, inoltre, la tendenza ad associare le criptovalute con la blockchain: il 70% degli articoli online e dei commenti degli utenti tratta spesso insieme questi due concetti e solo il 30% li tratta come due fenomeni separati.

Si tratta comunque di risultati che andrebbero verificati nuovamente, considerando l’accelerazione digitale posta, in seguito, dalle necessità del periodo pandemico.

 

Gli operatori del mercato
 

Tuttavia lo stesso atteggiamento contraddittorio è emerso anche osservando i dati recenti sulle opinioni degli attori del mercato come investitori e assicuratori.

Del parere degli operatori del mondo assicurativo si è interessata GlobalData, società di analisi e consulenza con sede a Londra. Da uno studio sui trend delle tecnologie emergenti, del secondo trimestre del 2022, è emerso che il 20% dei manager assicurativi considera l’applicazione della blockchain al settore insurance come un fenomeno temporaneo ed enfatizzato dai media e dagli analisti.

Il 32,4% dei manager assicurativi inoltre ha dichiarato che la loro percezione nei confronti della blockchain è peggiorata nell’ultimo anno. La diffidenza sulla sua reale applicabilità è aumentata a seguito del crollo del valore dei bitcoin nel 2022 e della chiusura di B3I Service, società nata per studiare ed elaborare soluzioni basate su blockchain per il settore assicurativo: due eventi che hanno portato, una buona parte degli operatori del settore, a considerare la blockchain priva di casi d’uso reali.

Tuttavia è interessante notare come un ulteriore 20,7% degli intervistati ha risposto “non lo so” alla domanda sulla reale applicazione della blockchain al settore assicurativo. Un segnale che è presente una certa confusione sulla funzione e lo scopo di questa tecnologia.

 

Come superare le resistenze e sfruttare le potenzialità dell’innovazione tecnologica
 

Secondo gli esperti considerare la blockchain e la tecnologia in generale antagoniste del settore assicurativo, e del business tradizionale, potrebbe rivelarsi un grave errore.

Per questo motivo noi di Heca abbiamo iniziato a parlare di Blockchain e nuove tecnologie, introducendole nel workflow creato per Agenti e Broker.

Se infatti, da un lato, è chiaro che non è possibile automatizzare tutti i processi di una Compagnia assicurativa, soprattutto per quanto riguarda la consulenza e la distribuzione dei prodotti, dall’altro non si può prescindere dalla modernizzazione del settore.

L’insurtech è un fenomeno irreversibile che non riguarda solo le start-up ma anche le compagnie tradizionali che già, da tempo, hanno avviato un percorso di adeguamento alle nuove esigenze di mercato. Una tendenza che emerge anche dall’Insurtech Investment Index 2021, che mostra un aumento degli investimenti in sistemi tecnologici da parte delle compagnie assicurative e degli intermediari, con quasi 10 milioni di euro rispetto ai 5,1 del 2020.

Nel 2021, secondo lo studio, il 27% degli intervistati ha effettuato almeno un investimento in una startup Insurtech, contro il 19% del 2020; una crescita che conferma un maggiore interesse verso i servizi digitali.

Questo interesse nasce, forse, dalla consapevolezza che tecnologia e strumenti tradizionali sono in realtà profondamente interdipendenti.

Se infatti la prima, senza l’esperienza e la conoscenza del mondo assicurativo, non è in grado di garantire da sola modelli funzionali, allo stesso tempo, il mondo assicurativo necessita di supporti sempre più all’avanguardia per creare prodotti e servizi in linea con le richieste del mercato.

Un’unione basata sulla competenza e l’innovazione di cui non si può fare a meno.