
Si parla spesso di Istituti di vigilanza, ma non sempre è chiaro quali attività svolgano e la loro presenza sul mercato.
Queste realtà, infatti, operano attraverso molteplici funzioni che possono variare a seconda del campo di competenza, ma la loro missione principale resta invariata: vigilare e prevenire la criminalità.
Ma quali sono i requisiti richiesti per operare in questo settore? E quanti Istituti di vigilanza sono presenti attualmente in Italia?
In questo articolo, abbiamo cercato di chiarire alcuni punti.
Istituti di vigilanza: definizione e tipologie.
Per prima cosa, possiamo dire che gli Istituti di vigilanza sono enti privati che operano in conformità del Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza (TULPS), con l’obiettivo di garantire la sicurezza di persone e beni.
In generale, per "Istituto di vigilanza privata" si intende un’impresa, sia individuale che organizzata, che svolge una o più delle seguenti attività:
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Sorveglianza di persone, beni mobili e immobili, anche mediante sistemi elettronici di sicurezza;
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Trasporto e vigilanza di beni di valore (come denaro, gioielli e metalli preziosi), assicurandone la protezione fino all’effettiva consegna;
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Custodia di denaro, metalli e pietre preziose, nonché oggetti di particolare valore storico o artistico.
All’interno dell’ambito degli Istituti di vigilanza privata operano diverse realtà e figure, ognuna con un ruolo specifico, come:
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Gli Istituti di vigilanza armata, che eseguono servizi di sorveglianza e possono svolgere attività pattugliamenti, telesorveglianza, piantonamenti.
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Gli Istituti di investigazione privata, che si occupano di raccogliere informazioni o dati per conto di privati.
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Le Guardie giurate che, previa nomina della Prefettura, svolgono servizi di vigilanza armata per la protezione di beni e persone (iscritte nell’apposito registro gestito dal Comando della Gendarmeria).
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L’Investigatore autorizzato, che è anch’esso iscritto in un registro ufficiale e può condurre indagini per conto di privati, sempre nel rispetto delle leggi vigenti.
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Gli enti predisposti al trasporto e alla custodia di beni di valore (denaro, gioielli, metalli preziosi).
Proprio in ragione della molteplicità dei ruoli e delle responsabilità coinvolte, il legislatore è intervenuto a disciplinare in modo chiaro e organico il settore.
La Legge n.69/2009, ha modificato l’art. 256-bis del TULPS, stabilendo i requisiti minimi di sicurezza, competenza e struttura organizzativa per gli Istituti di vigilanza.
Successivamente, il D.M. 269/2010 ha specificato in dettaglio i requisiti tecnici, organizzativi e professionali richiesti per l’autorizzazione e il mantenimento dell’attività.
Istituti di vigilanza: i numeri in Italia.
Data la diversificazione del settore e la presenza di numerosi soggetti di natura e mansioni differenti, non è semplice fornire un numero preciso degli operatori della sicurezza privata attivi in Italia.
Abbiamo cercato quindi, nonostante l’assenza di dati ufficiali univoci, di ricostruire un quadro quanto più attendibile, incrociando le informazioni disponibili da siti istituzionali e documenti pubblici.
Iniziando dal sito ufficiale della Polizia di Stato, è possibile consultare l’elenco aggiornato degli Istituti di vigilanza privata certificati ai sensi del D.M. 115/2014. Ricordiamo che tale decreto stabilisce che gli Istituti di vigilanza, per poter mantenere o rinnovare la licenza, devono ottenere una certificazione di conformità rilasciata da organismi accreditati, attestante il possesso dei requisiti tecnici previsti anche dal D.M. 269/2010.
L’ultima versione dell’elenco, pubblicata il 12 febbraio 2025, riporta 382 imprese censite su tutto il territorio nazionale, suddivise per provincia.
Tuttavia, i dati forniti da Format Research, istituto di ricerche di mercato con sede a Roma, delineano un quadro del settore ben più ampio.
Secondo un’indagine condotta per conto dell’Osservatorio ConFederSicurezza e Servizi, presentata nel 2023 in occasione del convegno sulla riforma del TULPS, in Italia operano 1.501 imprese nel settore della vigilanza privata, per un totale di oltre 104.000 occupati.
L’analisi si basa sulle imprese registrate con codice ATECO 80.1 (servizi di vigilanza privata) e 80.2 (servizi connessi), e mostra la seguente distribuzione geografica: il 28,8% delle imprese si trovano al Nord; il 19% al Centro; il 52,1% nel Sud e nelle Isole. Tra le regioni con una maggiore concentrazione emerge la Puglia, con il 15,2% delle aziende, seguita dalla Campania, con il 13,2%, e dal Lazio, con il 12,1%.
La maggior parte, il 42,8%, è rappresentato da piccole imprese, il 32,4% da medie imprese, la restante parte si suddivide tra grandi e microimprese in egual misura. Sebbene il fatturato complessivo delle imprese censite sia stimato intorno ai 3,6 miliardi di euro, la sua distribuzione è fortemente concentrata: le medie e grandi imprese generano infatti oltre il 93% del volume d’affari totale.
Al fianco delle piccole e medie imprese, e non solo: perché scegliere la Polizza Istituti di Vigilanza WeBind.
Dai dati disponibili, emerge che le piccole imprese del settore della vigilanza privata incontrano, a volte, alcune difficoltà nell’affermarsi sul mercato, difficoltà che si riflette anche nell'accesso a coperture assicurative adeguate, che spesso risultano essere troppo onerose o non completamente in linea con le esigenze delle piccole realtà.
In questo contesto, la Polizza Istituti di vigilanza WeBind si presenta come la soluzione ideale: progettata per soddisfare le necessità di imprese di tutte le dimensioni, con coperture su misura anche per le piccole imprese, garantendo una protezione completa e a costi sostenibili.
Ricordiamo che la Polizza Istituti di Vigilanza è una copertura obbligatoria, in seguito al decreto del ministero dell’Interno n. 269/2010 e s.m.i.
Le coperture della Polizza Istituti di Vigilanza WeBind.
La Polizza offre una copertura a tutte quelle realtà che lavorano, anche in collaborazione, in via istituzionale, con le forze di Pubblica Sicurezza, Carabinieri, Guardia di Finanza ed Esercito Italiano e/o unitamente con altre società raggruppate in Associazione Temporanea di Impresa (ATI), ad esclusione delle realtà che operano nel settore del “cash in transit”.
Le condizioni della Polizza sono variabili e dipendono dalla tipologia dei servizi svolti, dalle dimensioni dell’istituto e dall’ambito territoriale in cui quest’ultimo opera.
Le coperture disponibili sono:
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Responsabilità civile verso terzi (RCT), che tutela l’assicurato dai danni, involontariamente cagionati a terzi per morte, lesioni personali, o ai materiali, in relazione all’attività svolta;
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Responsabilità civile contrattuale (RCC) una garanzia poco comune nei prodotti assicurativi che tutela l’Assicurato in caso di inadempimento contrattuale.
Inoltre, la Polizza Istituti di vigilanza WeBind offre anche la Responsabilità civile verso i dipendenti (RCO).
Con la RCO, l’assicurato è tutelato nella sua qualità di datore di lavoro, per le richieste di risarcimento derivanti da azioni di rivalsa esperite da INAIL e/o INPS a seguito di infortunio sul lavoro, che prevedono una responsabilità in capo all’azienda stessa, ovvero per le eventuali maggiori somme eccedenti che, in diritto, il dipendente infortunato abbia a richiedere.
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